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Caratteristiche principali del Barocco

Il Barocco fu una corrente culturale che coinvolse ogni tipo di espressione artistica europea e che si sviluppò durante il XVII secolo.

L’origine del termine è controversa. Secondo alcuni filosofi del Medioevo, un ragionamento “barocco” era un ragionamento privo di verità, strutturato molto bene ma con lacune. Secondo l’etimologia francese baroque era un aggettivo che contraddistingueva una perla non pienamente sferica, perciò imperfetta.

Le idee che stanno alla base dell’età barocca si possono ricondurre a due distinte visioni del mondo. L’una, quella di Galileo Galilei, era fondata sull’osservazione diretta della realtà e portava ad elaborare, dallo studio di una singola esperienza, una legge generale con cui spiegare i funzionamenti della Natura (con un lessico di tipo logico-matematico). L’altra, quella dei poeti, dei musicisti, degli artisti figurativi, era invece basata sulla necessità di stupire i lettori, gli ascoltatori e gli spettatori con effetti speciali, che inducessero “maraviglia”.

L’arte figurativa barocca ama i chiaroscuri, si sofferma sulla luce ma predilige l’oscurità: sono, luce e buio, metafore della condizione umana. Da un lato, tramite Dio, l’uomo cerca un perché alla sua vita, dall’altro, tramite i sensi umani, cerca di soddisfare le sue voglie, quelle che lo inchiodano a questa terra (per avere un chiaro esempio di questa doppiezza esistenziale, osservare la famosa caduta di San Paolo da cavallo – che è anche una rinascita, per l’ebreo divenuto cristiano – di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio).

Ne nasce una visione irregolare, inquieta, turbata, che non può sfogarsi altrimenti se non con sentimenti estremi, che la musica dell’età barocca mette in scena o tramite l’appena nata opera lirica (sorta a Firenze, presso il circolo del conte Bardi, che era frequentato anche da Vincenzo Galilei, padre di Galileo) o per mezzo di mottetti e madrigali che si fondano su testi, sovente in stile petrarchesco, nei quali si alternano gioia a tristezza, ragione ad istinto. Il più grande compositore dell’epoca, Claudio Monteverdi (nato a Cremona e poi trasferitosi a Mantova e alla basilica di San Marco, a Venezia), sarà non per caso un grande operista (si ricordi l’Orfeo del 1607) e un ottimo compositore di brani da camera (Zefiro torna, su testo del fiorentino Ottavio Rinuccini, che si ispirò a sua volta al sonetto 310 di Petrarca).

Uno dei maggiori poeti del Seicento italiano fu Giovanni Battista Marino, napoletano che fece gran parte delle sue fortune letterarie alla corte sabauda di Torino. Qui pubblicò, in omaggio alla musica, la Lira del 1614, raccolta poetica in cui si nota la sua posizione accesamente contraria allo stile di Petrarca. Tanto è astratto e indeciso quest’ultimo, quanto Marino è alla ricerca di fatti, oggetti e persone tratti dalla vita di tutti i giorni. Marino, insieme al famoso predecessore Torquato Tasso (autore della Gerusalemme liberata), detesta anche la Poetica di Aristotele, vero testo cardine della cultura tra il Medioevo e il Cinquecento, la cui visione terrestre viene messa in crisi, in quegli anni, anche dalle analisi del cosmo che Galileo Galilei effettuò grazie al suo cannocchiale.

Gli oggetti di cui si serve l’arte barocca non devono essere “comuni”, ma devono stupire. Il poeta, secondo Tasso e Marino, deve unire concetti tra loro distanti attraverso la “metafora”, che non è ancora vista come la moderna figura retorica, ma come il semplice accostamento di pensieri che non hanno nessun tipo di relazione reciproca. Il poeta deve essere “arguto”, deve cioè sapere come collegare in modo efficace e stupefacente parole e concetti tra cui nessuno, finora, era riuscito a trovare un legame.

A Marino si deve la poesia Bella schiava, in cui, prendendo spunto dal Cantico dei Cantici della Bibbia, parla di una bellissima donna di colore, che – al contrario della pura Laura – è in grado di legare il cuore del poeta e di non lasciarlo più andare via. Da schiava che era, ella rende schiavo d’amore il poeta. La donna, nata in Africa, dove il sole è caldissimo, ha voluto renderlo meno splendente con la sua bellezza; il suo volto, che porta in sé la notte (a causa del colore più scuro), contiene in sé il giorno (ovvero due occhi bianchi e splendidi). Il legame tra Africa, sole e bellezza inconsueta costituisce un contenuto “arguto”, un contenuto ricco di innovazione perché non era mai stato pensato da nessuno prima.

In questa ricerca di meraviglia consiste lo stile poetico dell’età barocca italiana.

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